Archivio 2004

    

 

  

     

     

          

         

   

         

            

La Costituzione Italiana

 

Don't  Touch

               

 

11 Giugno 2004

Caro Enrico, ci manchi tanto..

         

Le ultime parole sul palco di Padova, l' agonia, il bacio commosso dell' amico Sandro Pertini

 


"Compagni, proseguite il lavoro"

        

PADOVA - "Compagni, proseguite il vostro lavoro... casa per casa... strada per strada...". Enrico Berlinguer pronuncia le sue ultime parole con la voce fioca, spezzata, un fazzoletto bianco premuto sulla bocca. Il segretario del Pci, colpito da un ictus, crolla, pallido come un cencio, sul palco di Piazza della Frutta, dove sta tenendo un comizio per la campagna elettorale delle elezioni europee. Berlinguer comincia a morire alle dieci e mezza di una sera fredda, di vento, sotto qualche goccia di pioggia, mentre un maxi schermo trasmette il suo dramma ai cinquemila della piazza. Era giovedì 7 giugno 1984. Il suo cuore cessa di battere quattro giorni dopo all' ospedale Giustinianeo. Berlinguer torna a Roma sull' aereo di Sandro Pertini: "Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta" dice con gli occhi lucidi il Presidente della Repubblica. Berlinguer non sta bene già quando sale sul palco. Accende una super senza filtro mentre parla Gianni Pellicani e aspetta il suo turno, ma la spegne quasi subito. Avverte un senso di nausea e gli gira la testa. "Hai mangiato pesante ieri in Liguria" lo tranquillizza il fido Tatò. Berlinguer toglie l' impermeabile, ha una giacca a quadretti. Si slaccia il primo bottone della camicia, per respirare meglio. Inforca gli occhiali e comincia a parlare, la mano sinistra alzata. La polemica col governo è dura. Il leader comunista attacca i "meschini calcoli di parte", la "ragioneria partitica". Ma lo prende il primo affanno. Si ferma, ricomincia : "La verità è che...". Non ce la fa più. "I partiti se ne infischiano...". Berlinguer lotta contro l' ictus. "Enrico, Enrico" gridano dalla piazza. "A questo stato di cose diciamo basta...". La voce gli esce stonata, fatica a leggere gli appunti. Lo prende un attacco di vomito, chiede un bicchiere d' acqua. Impallidisce, si porta il fazzoletto alla bocca. Adesso tutti capiscono. "Non vedete che sta male" urlano. Ma lui vuole andare avanti. Berlinguer sente che le forze gli mancano, la vista gli si appanna. Salta le ultime otto cartelle del discorso. "Proseguite il vostro lavoro, andate casa per casa, strada per strada..." riesce a mormorare e si accascia. I compagni lo sorreggono, lo fanno scendere dal palco. Berlinguer è uno straccio. Vomita. Lo portano all' albergo, poi di corsa all' ospedale. Sono le undici della sera. Berlinguer è in coma. Nella notte lo operano, ma non c' è niente da fare. La mattina dopo arriva Pertini, che si china sul suo letto di morte e lo bacia sulla fronte fasciata. "E' un uomo giusto" piange il vecchio presidente. Per quattro giorni migliaia di persone vegliano in silenzio nel vecchio cortile del Giustinianeo. Ma Berlinguer non riprenderà più conoscenza. Lunedì 11 giugno il sovrintendente sanitario Francesco Valerio comunica : "L' onorevole Enrico Berlinguer è mancato alle 12.45". "Compagni, la dura notizia è giunta" annuncia Achille Occhetto alla folla radunata davanti a Botteghe Oscure. Il corteo con la bara di Enrico Berlinguer sfila da Padova a Venezia tra due ali di folla lunghe trenta chilometri. Pertini lo porta via con sé.


L
a Repubblica - Mercoledì, 8 giugno 1994

 

 

       

    

AUGURI  COMPAGNI

       

     

Sono turbato.

L’aggressione ai compagni dei DS mi spaventa, mi toglie il respiro democratico e mi spinge nei vicoli di un paese fatto di geometrie urbane e dinamiche educative troppo lontane dai miei gusti.

Fare politica attiva, in paesi come i nostri, comporta sacrifici e rischi che le persone da noi amate spesso non accettano, pur sapendo che è la politica che ci fornisce passioni e valori, essenza della nostra esistenza e radice di innamoramento per i nostri cari.

Così la campagna elettorale dei DS, fatta di passioni politiche e culturali, sostenuta anche dalla partecipazione attiva del compagno On. Fassino, si è chiusa in un fuoco, divampato all’improvviso, appiccato nella sede del Partito chissà da quale condottiero piromane.

Che vergogna.

Io, comunista, sono unità di una matrice complessa di valori e idee che nascono dal Partito Comunista Italiano; matrice che oggi è divisa in troppe righe e colonne ma che si rilega tutta nella sua forma quadrata se e quando si deve lottare contro ogni tipo di violenza fisica e politica verso le nostre idee, verso le nostre origini.

Allora, Auguri a tutti i compagni dei Ds, Auguri all'Ulivo tutto,

anche se io voto il Candidato di Rifondazione Comunista !

        

 Crispano, 5 Giugno 2004

   

Nunzio Cennamo

       

                       

La Storia di Crispano... on line

  

Crispano, Giugno 2004

 

 

 

E’ nata, finalmente!

Chi?

La nostra proiezione educativa: la realizzazione di un documento storico-culturale interamente dedicato alla città di Crispano.

Tutto ebbe inizio molti anni fa, durante l’ora di religione, quando chiesi all’insegnante, nonché parroco di Crispano Don Giovanni Falco, se avesse notizie storiche su Crispano.

Con affetto, rispose: “Crispano ha più di mille anni, era un casale di villeggiatura per il Principe Scilla.”

Oggi, quelle parole hanno trovato oggettivi riscontri, infatti, il primo documento in cui compare il termine, "Crispanum", è datato novembre 936. 

Spesso è difficile parlare di memorie storiche locali, soprattutto se si tratta di modesti centri urbani in cui gli stessi abitanti ignorano l’esistenza di una qualsiasi eredità storica.

Il latente scetticismo che aleggia nei cittadini di Crispano è pienamente giustificabile, giacché la moderna cultura urbanistica, forma e sostanza della storia locale di un popolo, manifesta, anche se erroneamente, l’assenza di una qualunque retroattività.

L’idea, allora, è quella di ricostruire la cultura urbanistica del luogo iniziando dalla presentazione di un documento snello ed interattivo, ipertestuale, fatto di tavole sinottiche, di temi storici e di notizie utili sempre aggiornabili e modificabili: un documento web tutto dedicato alla storia di Crispano!  

    

   

E’ bene precisare che la stesura di questo documento è stata possibile grazie proprio alla rete Internet; da essa abbiamo estratto tutto quanto!  

Dalla rete sono emerse anche notizie curiose come la presenza a Napoli nel seicento di una famosa taverna denominata “Crispano”  di un personaggio Pirandelliano,  interpretato da Eduardo De Filippo, chiamato Michele Crispano. 

La rete Internet, con i suoi liberi spazi culturali accessibili a tutti, diviene l’unico strumento mediatico capace di divulgare la storia di Crispano nel mondo. Il documento storico-culturale redatto, quindi, è stato pubblicato su Internet all’interno del sito www.opartigiano.it, dove è disponibile sia in versione web che in formato testo, scaricabile e stampabile, entrambi fruibili gratuitamente.

La pubblicazione e la diffusione di questo lavoro è il risultato di una ricerca, lunga tre anni, eseguita con passione, conoscenza e arte di “saper fare”, all'ombra di un unico motore motivazionale:  la diffusione della nostra storia, radice dell'albero che guarda al presente mentre si alza verso il futuro.

      

Geom.  Salvatore Giuseppe Savariso

 

Comune di Roma


Avanti verso Linux!!

 

                  

Questioni politiche a parte,

passare dai software proprietari a quelli gratuiti,

dovrebbe, innanzitutto, significare risparmio di denaro per le Casse Comunali...

 

           

Roma, Febbraio 2004

                          

 

 

Una poesia contro la guerra
     

I bambini iracheni giocano

con sagome di mitra di legno.

Le loro pallottole immaginarie fanno male,

anche più male di quelle vere:

le loro non sono pallottole a salve,

esse uccidono l’ideale e ammazzano il futuro.

Ma gli assassini sono coloro che

hanno creato l’idea di quelle sagome.

La fidanzata bacia il marine in partenza.

Tante donne hanno baciato il volto

del loro uomo che partiva e forse moriva.

Adolescenti palestinesi s’addestrano

a scagliare pietre e ad allacciarsi cinture esplosive

che deflagrano nel cuore.

Un figlio attende il proiettile fatale,

acquattato nell’ombra del padre;

anonimi carri armati puntano il cannone,

i cingoli travolgono ogni residuo d’onore dell’uomo

Sul lungomare di una città israeliana,

con ansia quasi liberatoria, s’aspetta

il prossimo arrivo di un uomo-bomba, un pacco-uomo,

fuochi d’artificio di brandelli

di carne umana e coscienza universale.

Qualcuno piange ancora una vittima delle Torri:

una polvere sottile – inesplorata - nell’anima dolente,

e il Potere è sempre insolente.

Prelati benedicono armati bardati.

Mullah recitano versetti inventati di guerre sante...

neonati leucemici, amputati di mine, ospedali da campo...

Ne sono stati uccisi più in nome di dio che altro,

negli infiniti nomi di dio

in tutte le lingue di tutte le genti d’ogni tempo,

eppure nessuno ha mai visto dio

o dimostrato la sua esistenza.

Forse perché non si cerca abbastanza nel cuore.

Però ci sono figli che si sdraiano sui binari per fermare i treni della guerra

e fiori colorati di sangue innocente che non appassiscono mai

e pensieri che s’incarneranno in eroi

e amori che sfideranno il tempo

e luci di occhi sognanti

e sopravvivranno anche quando le armi

saranno divenute polvere perduta per sempre.

   

 Alberto Figliolia

                   

  

  

      
BANDIERE SENZA COLORE
    

               

Nel mio viaggio quotidiano, puntualmente, accompagno i bambini a scuola.

Mia figlia, Chiara, frequenta la Scuola Media Statale intitolata al pittore “A. Mozzillo” di Afragola.

Una mattina, mentre la mia piccola raccontava la sua voglia di andare a scuola in questi giorni di primavera, in cui sbocciano gli odori e i colori e si sente una frescura che diffonde buon umore, mi tira per la maglia gridando: “Guarda papà!”

Fuori ai cancelli della scuola una serie di bandiere, senza colore, ferme, nonostante vi fosse abbastanza vento per farle sventolare.

Mi sono avvicinato, non erano né bandiere né tavolozze di colori dedicate al grande pittore, ma un fiore di contenitori colorati germogliati dal caldo e grigio asfalto tra la meraviglia dei genitori.

Mi sono chiesto, non senza rammarico, “possibile che i ragazzi producano così tanta immondizia?”

Allora ho deciso di approfondire la questione e ho fatto un giro dell’isolato.

Ho notato che nelle strade del quartiere, dove si affacciano le ville dei potenti, non ci sono più contenitori, forse non ci sono mai stati.

Potenti del centrosinistra, di un governo locale di centrosinistra, hanno fatto vergognare un uomo di centrosinistra!

In quella scuola ci sono ragazzi, la cui età oscilla tra gli 11 e i 13 anni, che anziché vedere sventolare le bandiere dell’Europa vedranno volare zanzare, mosche e insetti d’ogni genere a corredo dei propri strumenti didattici.

Questi sono ragazzi che dovranno costruire il nostro domani, all’ombra degli stessi potenti che, in questi giorni di campagna elettorale, predicano i loro disegni per il futuro del paese, per la crescita dei nostri figli.

Signor Sindaco mostri coraggio e faccia, senza indugio, togliere quelle vergognose bandiere per posizionarle una ad ogni villa del circondario.

Vedrà che i conti torneranno.

Queste sono posizioni di principio che possono trasformarsi in una lotta politica.

   

 

Raffaele Fornelli

       

        
Elezioni Provinciali del 2004
     
Il treno della Libertà

    

Attenzione,

si avvisano i signori elettori che è in arrivo sull’ennesimo binario il medesimo treno elettorale.

Nella nostra piccola stazione elettorale giungeranno due treni locali.

Preparatevi, occorre obliterare il biglietto!

Vicino al binario morto, sul binario di destra, dall’angolo buio dell’opposizione, arriverà il treno “dell’alternativa”, che giungerà a noi da un lungo cammino “politico-intellettuale”: lo smercio della retorica pura e dei pettegolezzi ottusi nelle festività quotidiane ai margini del marciapiede, al confine di una rivista locale, all’ombra del sogno elettorale.

Non siate offesi perché ancora una volta nulla si dice o si fa senza tramare…

Sul lato sinistro della stazione, poi, vicino all’ingresso di centro, sulla linea dell’alta velocità, arriverà, in tutto il suo splendore, il treno del “buon governo”, la sintesi della vittoria:  prudenza, convenienza e giusto equilibrio.

Io, non vorrei, non mi conviene, ma dalla mia coscienza mi giunge e vi porgo un urlo sottovoce:

“Ridete di coloro

 che vi parleranno di prudenza,

 di convenienza, che

 vi consiglieranno

 di mantenere

 il giusto equilibrio…”

 

Però, non sorridete tristi perché ancora una volta non partirà il treno della libertà…

“Chi libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, sottovoce, conferma che lungo e faticoso sarà il determinato cambiamento in questa città...  

   

Nunzio Cennamo

  

A tutti i Sindaci vecchi e nuovi che sognano di diventare onorevoli e santi:

   

   CITTA' DI AFRAGOLA  

Un santo poco onorevole mi è apparso in sogno

 

   

Afragola, correva l’anno 2001.

Era una notte fredda, dormivo e fuori pioveva a dirotto, quando vidi in sogno il sindaco, il mio sindaco, vestito da onorevole e tutto intorno a lui un’aureola di attori di partiti locali che recitavano il paradiso.

L’onorevole Santo era vestito da Cavaliere di Malta e non era il congresso delle giovani marmotte. 

Si rideva alle sue battute, quasi come a quelle del vero Cavaliere.

Era pieno inverno ma non si sentiva una foglia volare: tutti zitti, parla Santo il santo!

Santo parlava e raccontava i suoi miracoli in via Plebiscito, dove ogni speranza si è spenta nel buio tempestoso del quartiere assassino.

Si ridacchiava di anatre in balia delle onde: i suoi elettori di “lagnuolo” che, in notti tempestose come questa, si muovono e si agitano a ritmo di danze acquatiche scaccia-pioggia.

Si lodavano i suoi prodigi in via Oberdan: decorazioni angeliche che nulla hanno a che vedere con l’architettura urbana del luogo.

Sull’altare delle scommesse clandestine si giocava sulle auto che scorazzavano in via della Resistenza, sembrava un centro SNAI in paradiso.

Si pregava per tutte “le strade senza nome, per le strade più strette, per le strade più in là o più in qua e per quelle strade nate dove dovevano venire piazze e per le piazze nate dove dovevano restare strade.”

Si recitavano i vespri elettorali in via Napoli per far sorgere fontane e panche dal sottobosco urbano nella più completa disarmonia civica e culturale.

Prima di tornare nell’inferno locale, nel mio sogno dantesco, ho visto anche il purgatorio, qui le scene erano quasi reali: un condono scendeva dal “monte citorio”, nella gioia dei “Tre monti”, per sanare e santificare gli abusi dei furbi che si mortificavano la carne.

Sembrava una cena ad Arcore…

 

    

   

   CITTA' DI CRISPANO  

Un santo poco onorevole mi è apparso in sogno

 

   

Era una notte fredda, dormivo e fuori pioveva a dirotto, quando vidi in sogno il “sindaco”, il nostro ex sindaco, vestito da onorevole e tutto intorno a lui un’aureola d’attori di partiti locali che recitavano il paradiso.

Si rideva alle sue battute, quasi come a quelle del vero Cavaliere.

Si ridacchiava, infatti, d’anatre in balia delle onde: i suoi elettori del rione “cappuccini” che, in notti tempestose come questa, si muovono e si agitano a ritmo di danze acquatiche scaccia-pioggia.

Era pieno inverno ma non si sentiva una foglia volare: tutti zitti, parla il santo!

Il santo parlava e raccontava il suo miracolo economico: “l’invenzione” del condono edilizio e dell’ICI per il risanamento delle casse comunali.

Si lodavano i suoi prodigi nel centro storico: decorazioni solitarie nell’architettura urbana del luogo.

Sull’altare delle scommesse clandestine, poi, si giocava su quanto far pagare agli abusivi per il condono edilizio, sembrava un centro SNAI in paradiso.

Si pregava per tutte “le strade senza nome, per le strade più strette, per le strade più in là o più in qua e per quelle strade nate dove dovevano venire piazze e per le piazze nate dove dovevano restare strade”; mentre si recitavano i vespri elettorali.

Prima di tornare nell’inferno locale, nel mio sogno dantesco, ho visto anche il purgatorio, qui le scene erano quasi reali: un nuovo condono scendeva dal “monte citorio”, nella gioia dei “Tre monti”, per sanare e santificare...

Sembrava una cena ad Arcore.

 

    

  

Raffaele Fornelli

     

      

LA CASA COMUNE

    

    

Quando eravamo piccoli, tanti anni fa, i nostri nonni ci narravano del consiglio comunale: una famiglia allargata, di dimensioni civiche, capace di ascoltare i figli cittadini, nell’armonia culturale e politica della Resistenza, all’ombra dei valori condivisi: Uguaglianza, Imparzialità, Regolarità, Accoglienza e Integrazione, Diritto di Scelta e Partecipazione, Efficienza, Trasparenza e Libertà. 

Oggi, nel regime democratico, dopo due Repubbliche, camminiamo per le strade della nostra amata città consapevoli che non c’è più un consiglio..

I pettegolezzi della vecchia e cara “casa comune” annaspano nelle volgarità quotidiane, fatte di giornali locali, volantini e manifesti scritti in uno stato di disagio e disordine mentale, logistico e di coordinamento,  politico e culturale.

E' nell’assenza degli affetti comunali, origine delle presenti dinamiche civiche e sociali, che si attua “il manrovescio” di quel cambiamento tanto annunciato dalla rivoluzione democratica non violenta: i consiglieri, amministratori della casa comune, chiacchierano; mentre la politica, vero sentimento di coesione e rispetto, sfugge alle sue responsabilità per terminare nelle aule dei tribunali.

Che bel Paese! 

La famiglia non comune, quella in senso stretto, poi, per mutua induzione, emula quella allargata e toglie l’interesse dai figli e dagli anziani per allevare lavoro, palestre e interventi di chirurgia plastica. 

Ma dove andremo a finire?  

Che nessun scompiglio mini le nostre menti e le nostre passioni, perché nelle sacre scritture tutto è già scritto: “non date ciò che è santo ai cani; né gettate ai porci le vostre perle, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino a sbranarvi.”

   

Nunzio Cennamo  e  Raffaele Fornelli

          

      

  

Partito della Rifondazione Comunista

Circolo "Nunzio Cennamo"

Via Provinciale

Crispano (NA)