Notizie religiose

01-06-04

Home

 NOTIZIE  DI CARATTERE RELIGIOSO

 Premessa

L’agiografia è la letteratura religiosa che narra la vita di santi e martiri; nata nei primi secoli della storia del cristianesimo (tra i primi esempi, entrambi del IV secolo, Vita di sant'Antonio, scritta da Atanasio, e Vita di san Martino, di Sulpicio Severo) si diffuse soprattutto nel Medioevo. Il termine, derivato dalle parole greche hághios ("santo") e gráphein ("scrivere"), definisce per estensione ogni biografia di tono ammirativo. Spesso gli intenti edificanti prevalevano sul rispetto della verità storica e i racconti dei miracoli e delle virtù si trasformavano in leggende dagli spunti folcloristici. Ad alcune di queste narrazioni si deve l'attribuzione delle prerogative che fanno di un particolare santo il protettore di una certa categoria di persone: ad esempio, l'episodio del vescovo Nicola, che aveva strappato tre ragazze alla prostituzione, venne trasformato nel salvataggio di tre fanciulli dall'annegamento, così che san Nicola diventò il patrono dei bambini.

Le ipotesi sui  motivi di patronato, su determinate città o luoghi,  ci permette, analizzando per l’appunto la vita dei santi, di trovare ulteriori notizie per le nostre ricerche storiche

 

San Crispo, San Crispino e San Crispiniano

(estratto da siti internet)

 

San Crispo

Era un giudeo che come tanti altri in quel tempo, portava un nome romano, ed era il capo della sinagoga di Corinto, quando nel 50-51 s. Paolo iniziò il suo apostolato in quella città. - Negli Atti degli Apostoli è scritto che Crispo convinto dalle argomentazioni di Paolo, si convertì e "credette in Gesù con tutta la sua casa"; come era consuetudine, infatti i familiari ed i dipendenti seguivano la religione del capo di famiglia.  - Nella I lettera ai Corinti, è riportato che Crispo fu battezzato da s. Paolo come Gaio e la famiglia di Stefanas, (I Cor. 1, 14 sg.).  - Data la sua posizione in seno al giudaismo, la sua conversione, ebbe certamente una grande pubblicità ed efficacia, provocando la conversione di altri correligionari.  - Venne deposto dalla carica che ricopriva nella sinagoga e sostituito da Sostene (Act. 18, 17), il quale seguì poi l'esempio di Crispo suo predecessore, convertendosi al cristianesimo e diventando uno dei compagni di s. Paolo, il quale nella I lettera ai Corinti lo chiama "fratello".  Non si hanno notizie sulla vita successiva di Crispo; una tradizione posteriore lo dice vescovo di Egina nel golfo di Saronico.  - Il 'Martirologio Romano' lo associa nella celebrazione insieme a Gaio, al 4 ottobre e lo considera morto a Corinto. 

San Crispino I e San Crispino II

Curiosamente nello stesso giorno del 7 gennaio sono ricordati s. Crispino I e s. Crispino II, ambedue vescovi della città di Pavia; il Martirologio Romano anche nella sua ultima edizione lo cita così: "Papiae sancti Crispini episcopi", senz'altro aggiungere.                 S. Crispino I era già vescovo nel 446 e accolse fra i lettori della sua chiesa, s. Epifanio che ordinò suddiacono nel 456 e poi diacono, designandolo come suo successore; era cosa normale a quei tempi, che un diacono potesse essere consacrato vescovo senza essere prima un sacerdote.   - Egli morì nel 466 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore, che aveva lui stesso fatta edificare.  - Del santo Crispino II si sa che fu l'11° vescovo di Pavia e sarebbe morto il 30 ottobre 541, anche lui fece costruire una chiesa, quella dei ss. Cosma e Damiano.  - La breve distanza di tempo fra i due episcopati, lo stesso nome e la stessa carica di vescovi di Pavia, hanno generato la confusione di non avere una doppia celebrazione, anzi ce né una sola, ma senza specificare a quale dei due si riferisce.  - Il nome Crispino deriva dal latino, con il significato di "ricciuto, dai capelli ricci".

San Crispino  e San Crispiniano

Erano due calzolai intenti al loro lavoro: così sono raffigurati i santi Crispino e Crispiniano, perché la storia del martirio attribuisce loro questo mestiere.  - Da secoli, per questo, i calzolai li venerano come loro patroni in tante parti d'Europa; e con essi i sellai, i guantai e i conciatori. - La Chiesa li ricorda come martiri: uccisi per la fede nella Gallia romana, ad Augusta Suessionum, l'attuale Soissons.  - Patroni dei  calzolai, e lavoratori del cuoio.  – L’etimologia del nome  Crispino  deriva dal latino e vuol dire  “dai capelli ricci.  – L’emblema  sono palma, Scarpe.  -  Nella redazione di Auxerre del Martirologio Geronimiano sono ricordati al 25 ottobre Crispino e Crispiniano come martiri di Soissons; ivi, infatti, nel secolo VI esisteva una basilica a loro dedicata di cui parla a più riprese Gregorio di Tours.   -  L'itinerario inserito nei Gesta Regum Anglorum di Guglielmo di Malmesbury ricorda gli stessi martiri come sepolti nella basilica dei SS. Giovanni e Paolo sul Celio a Roma; questa notizia, però, dipènde probabilmente dalla passio di questi due ultimi santi, in cui, peraltro, I'episodio è considerato un'aggiunta posteriore, sebbene si sia preteso difenderne l'autenticità storica attraverso il presunto ritrovamento dei sepolcri.  -   Di Crispino e Crispiniano esiste una passio scritta verso la fine del sec. VIII, infarcita dei soliti luoghi comuni.   -  I due santi, di origine romana, si sarebbero recati in Gallia insieme con altri al tempo di Diocleziano, e stabiliti a Soissons dove avrebbero esercitato il mestiere di calzolai a favore dei poveri, non trascurando di propagandare la fede cristiana. Saputo ciò, I'imperatore Massimiano li fece arrestare per mezzo di Riziovaro che con lusinghe, minacce e tormenti, cercò di farli apostatare; a nulla valsero i tentativi, anzi fu Riziovaro che, in un accesso d'ira dispettosa, si gettò nel fuoco incontrandovi la morte.  -  Per vendicare il suo ministro, Massimiano condannò i due santi alla pena capitale.   -  I loro corpi, dopo essere stati nascosti per un certo tempo da due vecchi, finita la persecuzione, furono posti in due sepolcri sui quali venne edificata una basilica.  -  Nonostante le contraddizioni e la poca attendibilità delle fonti si può ritenere che Crispino e Crispiniano siano due martiri romani periti durante la persecuzione militare della fine del secolo III a Soissons, dove furono creduti santi locali e donde alcune loro reliquie furono portate a Roma.  -  Per l'allusione della passio al mestiere da loro esercitato, i due martiri sono invocati come patroni dei calzolai.

 

San Gregorio Magno  Santo Patrono di Crispano

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

Gregorio (Roma 540 - 12 marzo 604), appartenente alla nobile famiglia degli Anici,  già prefetto di Roma, divenne monaco e abate del monastero di Sant'Andrea sul Celio.

Eletto papa, ricevette l'ordinazione episcopale il 3 settembre 590, nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell'azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano.

Lasciò scritti di carattere pastorale, morali, omiletici e spirituali, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo.

Dal 1606 i suoi resti si trovano presso l’altare, a lui dedicato, nella cappella Clementina di S. Pietro in Vaticano. Fu sepolto nel portico, poi all’altare, eretto da Gregorio IV e restaurato da Pio II, posto all’inizio della navata sinistra dell’antica basilica.

Qui nel giorno della sua festa vi era un gran concorso di popolo per baciarne le reliquie.

Un braccio è nella chiesa del Celio a lui dedicata dove, fino al 1870, si esponeva con solennità. Gregorio I, Romano, fu pontefice dal 3 settembre 590 fino alla sua morte, il 12 marzo 604.                  

A Roma san Gregorio primo, Papa, Confessore ed esimio Dottore della Chiesa, il quale, per le ammirabili gesta e per aver convertito gli Inglesi alla fede di Cristo, è stato detto Magno e soprannominato Apostolo dell'Inghilterra.

Il 3 settembre l'Ordinazione a Sommo Pontefice dell'incomparabile uomo san Gregorio Magno, il quale, costretto a portare quel peso, dall'alto trono rifulse nel mondo con i più fulgidi raggi di santità.

A Crispano in luogo del 3 settembre, data d’elezione a pontefice, San Gregorio si festeggia il 12 marzo (data della morte),  pur non sapendo il motivo, alcune fonti, purtroppo non documentate, affermano che vi è una sorta di dispensa religiosa per Crispano.          

La devozione del popolo di Crispano verso questo santo risale probabilmente al periodo longobardo (600 D.C. circa),  tale  supposizione si basa su dati di sotto riportati.

Tra le maggiori opere di  questo Papa  vi è la conversione al Cristianesimo dei longobardi,  quindi è noto che Gregorio ha interagito con questo popolo, ed è proprio verso il 600 a.C.  che i longobardi, del vicino ducato di Benevento, tentavano la conquista di Napoli, per fare ciò crearono, nelle nostre zone, delle roccaforti avanzate   (la più famosa fu quella di Sant’Arcangelo di Caivano).

Le popolazioni locali erano  terrorizzavano da questi barbari, soprattutto in funzione dei loro riti tribali,  quindi non si  esclude che invocassero il patrocinio dell’unica persona capace di contrastarli, per l’appunto, di  Papa San Gregorio Magno. 

A sostegno di questa tesi   riportiamo ora  il testo di un documento, estratto da  internet,  sulla storia di Benevento.

.......Nella loro capitale, in questi primi anni non ancora convertiti al cristianesimo, i Longobardi fecero sorgere la leggenda delle streghe; tutti i sabati sotto una secolare pianta le streghe danzano la loro ridda infernale. In realtà l'origine di questa leggenda è legata al noce sacro dei Longobardi, che celebravano intorno a quest’albero i loro riti in onore del dio Wotan e degli altri dei del Walhalla. Era un semplice rito tribale, come se ne vedono ancora oggi in tutto il mondo, Italia compresa,  ma i locali cristiani della zona, timorati da Dio, vedevano in queste pratiche solo manifestazioni di stregoneria e convegni con il diavolo. 

L'articolo continua poi commentando che detta leggenda dura ancora oggi, e che non è difficile nella notte di Natale vedere fuori dalle case mettere sull'uscio una scopa, che secondo le credenze serve a tener lontane le maligne visitatrici.   Da notare  che anche  da noi  è molto radicato il rito di porre delle scope fuori dall’uscio di casa,  al fine di tenere  lontane le streghe o meglio ancora le cosiddette janare. Oggettivamente questa credenza può avallare  la prova del dominio longobardo su Crispano, ma come era possibile che Crispanesi conoscessero già Gregorio,  la lettera inviata dal papa alla comunità  di Santa Maria Campisonis in Caivano, può  dimostra che papa Gregorio, quanto meno,  conosceva i nostri luoghi. 

Potremmo, inoltre, sviluppare un’altra  tesi, molto affascinante, ossia   quella di Crispano come antico possedimento della gens Anicia, d’altro canto sono noti i possedimenti  e l’influenza che questa nobile famiglia ha avuto, soprattutto,  nell’Italia centro meridionale, anzi da importanti documenti storici esistenti nella Biblioteca della Badia di Montecassino si rivela che un  fertile territorio, chiamato "agro gentiano" (presso Casoria)  fosse di proprietà della famiglia senatoriale romana degli Anici, donato dal Senatore Equizio Anicio, padre di S. Mauro, attuale protettore di Casoria, a S. Benedetto da Norcia, con atto di donazione del 15/07/529.

Abbiamo, inoltre,  costatato che Ponzio Meropio Anicio Paolino, vescovo di Nola, apparteneva alla stessa famiglia di Gregorio, gli Anicii, e che la famosa sagra dei gigli di Nola discende da ciò che è descritto nel 3° libro dei «Dialoghi» di Gregorio Magno           

La festa patronale  di Crispano  in onore di San Gregorio Magno, ormai soppressa, si celebrava con una processione del santo per la strade cittadine, (verso il 12 marzo).  - La domenica successive avveniva una successiva processione del santo patrono insieme a San Giuseppe, il tutto corredato da fuochi d'artificio, attualmente la solennità è celebrata solo con funzioni liturgiche.  - E’ usanza per i cittadini di Crispano di preparare, per il 12 Marzo, in ricordo di San Gregorio pasta  e ceci.

 

Epistola di S. Gregorio Magno del 591

(E' la XII del libro X indizione X, ediz. dei PP. Maurini)

Gregorius Importuno Episcopo Atellano Da:  Cenni Storici della Parrocchia di S. Barbara V. e M. in Caivano

(Mons. Domenico Lanna, Tip. Cav. Franco Severini, Napoli, 1951, p. 76)

 

Ea quae provide disponuntur fraternitatem tuam credimus libenter amplecti.  Et quia

Ecclesiam S. Mariae Campisonis in tua Parochia positam Presbytero vacare cognovimus praesentium portitorem Dominicum Presbyterum in eadem Ecclesia, ut praeesse debeat, nos certum esse deputasse. Ideoque fraternitas tua ei emolumentum faciat eiusdem Ecclesiae sine cunctatione praestare, et decimae fructus Indictionis, qui jam percepti sunt praedicto viro fac sine mora restitui, quatenus eiusdem Ecclesiae utilitates, cuius emolumenta consequitur, deo adiutore, sollicite valeat procurare.

 

Crediamo che la tua fraternità volentieri accolga quelle cose che sono opportunamente disposte.  

E poiché abbiamo saputo mancare di Sacerdote la Chiesa S. Mariae Campisonis sita nella tua Parocchia, noi abbiamo ritenuto certo che nella stessa Chiesa debba presiedere il sacerdote Domenico portatore della presente. Pertanto, la tua fraternità faccia garantire senza indugio a lui il beneficio di tale Chiesa, e i frutti della decima Indizione, che già sono stati percepiti, fà che siano rimessi senza ritardo al predetto uomo, affinché, con l'aiuto di Dio, possa sollecitamente aver cura degli interessi della stessa Chiesa, di cui si ottengono i benefici.

 

Particolare della facciata della Chiesa di SanGregorio Magno

 

Gli Anicii (famiglia di appartenenza di San Gregorio Magno) 

(estratto da siti internet)

 

La gens Anicia oggi è semi-sconosciuta: eppure è stata per secoli il simbolo della nobiltà romana che abbraccia la Vera Fede riconoscendo l’errore degli antichi ed il loro nome rimase per tutto il medioevo come sinonimo di romanità; agli Anici erano associati Severino Boezio, Gregorio Magno, san Benedetto, Cassiodoro, alcuni martiri, tre o quattro imperatori, santi   e molti altri personaggi.  - Alcune di queste parentele sono fittizie, ma ben spiegano il prestigio che il nomen Anicius conservò in molta parte della cristianità occidentale nel corso del medioevo anche dopo la sua scomparsa alla fine del sesto secolo, e soprattutto dopo la scomparsa dei suoi ultimi rappresentanti nella prima metà del settimo secolo; la cultura di Roma imperiale nel medioevo era vista come dominata dall’errore religioso che portò alla persecuzione dei primi cristiani: la sua purificazione passa attraverso le invasioni barbariche e le crisi del quinto e sesto secolo da cui non riuscì a salvarla la conversione di Costantino che ebbe la grazia di riconoscere il vero Dio in tempo per permettere a Roma di risollevarsi dal disastro imminente. -  L’opera di Costantino non fu completa soprattutto a causa dell’apostasia del nipote Giuliano: così spetta agli Anici il merito di aver accompagnato Roma nei secoli della crisi, visto che anche loro abbracciarono prima degli altri la Vera Fede assieme a Costantino, e che anche quando furono in difficoltà non rinnegarono mai Cristo.                     Gli Anici sono così, per gli uomini dell’alto medioevo, i protagonisti del periodo più glorioso di Roma, quello dell’impero cristiano, cioè del momento in cui anche lo stato era seguace di Cristo:  una condizione istituzionale che rimarrà come ideale fino a Dante e che deve agli Anici la sua definizione.  Infatti è a loro che si deve l’idea per cui la Chiesa e lo stato non possono essere la stessa cosa, ma il Papa ha una preminenza data dalla sua carica: questa posizione deriva in buona parte dalle dispute fra i Papi e gli imperatori fra il quarto e il sesto secolo e che ebbero come protagonisti, fra gli altri, i papi Felice III, Memmio Simmaco, Agapeto, Vigilio, e personaggi come Anicia Giuliana, Anicius Probus Faustus, tutti membri della gens Anicia che, seguendo l’esempio di personalità come sant’Ambrogio, crearono le premesse all’opera e alla posizione di Gregorio Magno.     Questo argomento rappresenta solo una parte dell’eredità elaborata e lasciata ai posteri dagli Anici, ma esemplifica bene il perché di un così grande successo nei secoli successivi. Un altro esempio importante è la tradizione libraria che gli Anici trasmisero al medioevo: era tradizione dei capofamiglia dei Simmachi curare una edizione delle storie di Livio. Gli Anici ripresero questa tradizione: i Simmachi erano stati nel quarto secolo fra i più grandi campioni della paganità, ma questo implicava anche un forte recupero della tradizione romana che era anche quella degli Anici.              La gens campione della cristianità quando si unì ai Simmachi ne recuperò alcuni usi: non il rifiuto o lo sprezzo dei nemici, ma il recupero di ciò che era importante per la storia e la cultura della gens, che così continuò anche la tradizione libraria grazie alla quale ci sono stati conservati, tra gli altri, Livio, Macrobio e l’Historia Augusta: e così Memmio Aurelio Simmaco non ebbe alcun timore ad affrontare da cristiano la storia di Roma all’inizio del sesto secolo probabilmente per confrontarla alla luce della nuova Fede e per esaltare il suo ruolo nella storia della salvezza, non certo per denigrarla.  - La fortuna degli Anici cambiò nel corso del basso medioevo: a partire dalla rinascita del dodicesimo secolo lo sguardo su Roma cominciò a cambiare e a concentrarsi maggiormente sul periodo classico, agli inizi dell’impero, per via dell’estetica e dello stile che caratterizzava la poesia e l’arte di Roma al suo apogeo. Lo sguardo sulla tarda antichità cominciò a concentrarsi sui punti critici rappresentati dalla crisi dello stato e dal cambiamento del gusto soprattutto artistico che stava abbandonando il mimetismo naturale, caratteristico della più alta cultura greca e romana, e si indirizzava verso il più simbolico stile bizantino.   - Così, progressivamente, gli Anici scomparvero dall’ "Olimpo" della Roma antica degli antiquari che stavano diventando i primi umanisti e rimasero solo alcuni personaggi che già si elevavano come Severino Boezio e Gregorio Magno, e ancora oggi, nonostante la recente riscoperta degli studi sulla tarda antichità, gli Anici rimangono un oggetto misterioso, quasi sempre staccato dagli studi che riguardano i più eminenti membri della gens, mentre invece uno studio d'insieme sui membri della gens tra IV e VII secolo aiuterebbe molto nella comprensione dell’ambiente della Roma tardoantica, del passaggio dalla cultura antica a quella cristiana e della loro compenetrazione che sono tra gli

Elementi fondanti della cultura europea.
                                                                       

Beata Vergine Maria del Buon Consiglio

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

Il culto per la Beata Vergine Maria, venerata con il titolo di “Vergine del Buon Consiglio” è sviluppato maggiormente a Genazzano ove sorge una basilica dedicata alla Madonna, con un convento di padri Agostiniani.  -  All’interno del tempio è onorata un’immagine della Vergine con il Bambino, pervenuta miracolosamente da Scutari il 25 aprile 1467.   La Beata Petruccia, destinataria dell'effigie,  ne promuoverà  il culto.             Le vicende della sacra immagine sono mirabilmente illustrate nella chiesa di Gennazzano. - In particolare un dipinto  mostra,   due pellegrini che seguono, camminando sulle onde, l'immagine, involatasi da Scutari (Albania), al momento dell'invasione turca.

Per quanto riguarda il legame  che vige tra il popolo di Crispano e la B.V. del Buon Consiglio, avremo potuto iniziare a dire che:  la principale festa popolare, quella del giglio, è  in suo onore.  Si è preferito, invece,  iniziare con le opere d’arte presenti nel  luogo d’originaria venerazione, vale a dire Gennazzano in  provincia  di Roma, per segnalarvi quanto segue:   fino a pochi decenni fa, in Crispano, sulla soffitta della Chiesa di San Gregorio Magno,  era presente la  raffigurazione del  volo   della miracolosa immagine, seguita dai  due pellegrini.  In pratica la medesima scena dipinta  nella cittadina laziale.  - Non esistono, fin’ora,  documenti che hanno accertato l’inizio della devozione  mariana in Crispano, però stando ai nomi  di persona esistenti in Crispano nel 1754,  non vi sono tracce  del  nome Consiglia, quindi possiamo supporre che il culto inizi nel  XIX secolo.  - La tradizione popolare narra:   il dipinto fu  portato a Crispano  da un  viaticale,  questi  avendolo sognato,  e dopo molte ricerche, l’ha  scelto tra  costosi dipinti,  preferendo  quello che, almeno apparentemente, era  il dipinto più misero,  ma che corrispondeva all’immagine del  suo sogno.

 

I santi dei comuni limitrofi

(estratti da siti internet)

 

FRATTAMAGIORE

 

San Sosio

San Sosio di Miseno, diacono e martire vissuto tra il III e IV secolo, è considerato nella devozione popolare come patrono dei temporali e, insieme con San Severino, liberatore delle anime del Purgatorio.  -  Un tema di notevole interesse per la storia del Cristianesimo in Campania è il raccordo tra le diocesi alto-medievali della Liburia (Atella, Cuma, Miseno e Literno),  le quali furono unificate nell' XI secolo nella nuova sede episcopale della normanna Aversa.   La diocesi aversana ereditò infatti da quelle antiche componenti ecclesiastiche e territoriali espressioni di un paleo-cristianesimo che mancavano alla sua sede centrale.   Quando nel 1053 fu istituito l'episcopato aversano, esso andava ad esercitare le sue attività su un territorio che era stato teatro di moltissime vicende dal punto di vista del Cristianesimo.    In esso ebbero luogo varie testimonianze e Passioni di martiri dei primi secoli; ed esso rappresentò l'area della costellazione delle suddette sedi vescovili contornate da numerose chiese sparse per le sue contrade.   - Nella nascente Diocesi aversana il Cristianesimo permaneva nei suoi luoghi primordiali, nella santità dei suoi martyria, e manteneva riferimenti al passaggio sul territorio di Pietro e Paolo.  I riferimenti apostolici, l'onore delle comunità dei primi secoli, le antichissime segnalazioni del Martirologio Geronimiano, le glorie monumentali dei martiri dell'epoca pre-costantiniana, continuarono a sussistere sul territorio. Le devozioni a S.Paolo l'Apostolo, a S.Sosio il Diacono misenate, a S.Giuliana la cumana, a S.Fortunata la patriense, a S.Elpidio e a S.Canione Vescovi dell’agro antico, si intrecciarono con le espressioni della venerazione alla Madre di Dio e con le celebrazioni delle santità emergenti.Ancora oggi, cariche di antiche dignità, si intrecciano leggende e devozionalità che rimandano al primo Cristianesimo in Campania, e ai legami che la Diocesi aversana, tramite le sue antiche componenti, possiede con quelle di Napoli, Pozzuoli, Capua, Nola e Benevento.S.Sosio, Diacono di Miseno vissuto tra il III e il IV secolo, è santo schiettamente campano; egli ha riferimenti devozionali sia nelle diocesi suddette che in campo internazionale; e la sua vicenda, vissuta con il Vescovo Gennaro di Benevento e con gli altri MARTIRI DELLA SOLFATARA, è ben nota e sostenuta da diffusa letteratura storiografica ed iconografica. Una visita al tempio a Lui dedicato in Frattamaggiore, nei giorni settembrini che contornano quello della sua celebrazione liturgica, può far scoprire l'impegno, la vivacità e la varietà delle manifestazioni culturali che i frattesi profondono e realizzano, con il concorso delle Istituzioni pubbliche, per il loro Patrono; ad onore della Chiesa locale e del Cristianesimo più antico della Diocesi.

 

Santa Giuliana:

Giuliana era la sola della sua famiglia ad appartenere alla religione cristiana e suo padre Africano era seguace zelante delle divinità pagane. - Promessa in matrimonio a un pagano di nome Evilasio, essa dichiarò dapprima che avrebbe sposato solo il prefetto della città, ma, accettata questa condizione, ne rimaneva un'altra: ella non voleva sposare un pagano. Evilasio, allora, irritato dalle esigenze della giovane la fece comparire davanti al suo tribunale. Niente riuscì a farla ritornare sulla sua decisione, né i tormenti, né la prigione. Finalmente fu condannata alla decapitazione consumando così il suo martirio. Insieme a Santa Giuliana subì il martirio la sua amica Santa Barbara. Questo avvenne presso Scandriglia (Rieti), nella zona campestre indicata nei codici antichi con una espressione generica "ad aram solis" o "in loco solis" (denominazione della zona costa del sole oggi denominata Santa Barbara). Il martirio avvenne verso al tempo dell'imperatore Massimiano. Da notare che anche Santa Barbara era nata a Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia). Tra il 286 ed il 287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano e collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo, ebbe in dono da quest'ultimo ricchi e vasti possedimenti in Sabina. Le reliquie di Santa Giuliana attraverso i secoli furono traslate in diverse località.

 

San Severino

San Severino abate, apostolo del Norico vissuto nel V secolo, è patrono dell'Austria e delle regioni slave danubiane.   La sua festa ricorre l'8 Gennaio.  Il Monastero Benedettino napoletano dei SS. Sosio e Severino, attualmente sede dell'Archivio di Stato, custodendo le spoglie dei due Santi, aveva per secoli, dal medioevo bizantino e ducale, assicurato alla cultura europea la devozione cristiana verso il Santo abate precursore del monachesimo occidentale. Questi, infatti, alla frontiera danubiana della vecchia Romania, aveva evangelizzato le terre austriache, iugoslave e ungheresi, nel V secolo, in pieno tempo di invasioni barbariche. La sua evangelizzazione si era sviluppata in connessione con la fondazione di diversi monasteri, a partire dal luogo della odierna Vienna, e con l'esercizio di una carità sociale che faceva leva sulla istituzione della decima da distribuire ai poveri e sui buoni consigli ai potentati barbarici, i cui rappresentanti finirono per venerarlo e rispettarlo come poi fece Odoacre. La sua funzione, precorritrice di quella di S.Benedetto da Norcia, di difesa della civiltà cristiana ed occidentale, si era svolta attuando un monachesimo con riferimenti mistici ed eremitici di provenienza orientale, e inoltrandosi per le vie dell'applicazione di una regola dal Santo più vissuta che scritta, più dialogata con i suoi monaci che formalizzata in un codice comune.   -     L'antico cenobio napoletano del Lucullano (oggi Castel dell'Ovo), che ospitò in un primo momento le spoglie del Santo, divenne un faro di cultura e di vita spirituale; un faro che oggi, sulla scorta di studi recenti fatti sull'opera dell' abate Eugippio suo discepolo e suo agiografo principale (la Vita Sancti Severini è uno dei documenti più notevoli a disposizione della storiografia dell' alto medioevo), si riscopre alla base e al centro di quelle influenze che portarono alla successiva formalizzazione del monachesimo benedettino a Montecassino e ad altre esperienze simili e coeve, come quella di Cassiodoro a Vivario in Calabria, le quali, notoriamente, sono poste dagli studiosi alle origini del fenomeno monastico e cenobitico europeo.  -  Il tempio patronale di Frattamaggiore dal 1807, epoca dell'eversione feudale napoleonica che abolì il monastero napoletano ed epoca della traslazione guidata dal Vescovo M.A.Lupoli, offre accanto a quello preparato per S.Sosio, patrono cittadino, un luogo degno e sacro al riposo del corpo del Santo Apostolo del Norico, il quale è anche uno dei patroni principali dell'Austria. Il tempio è oggi così erede di una devozione per la quale persone semplici e personalità, locali ed austriaci, studiosi e cultori della storia del cristianesimo medievale, visitano le reliquie del Santo ricevendo grazie di liberazione spirituale e stimoli all' impegno e all'apostolato evangelico e caritativo.

 

La Traslazione dei corpi di San Sosio e Severino:

 Il 31 Maggio di ogni anno, a partire dal 1807, la Chiesa frattese ricorda la traslazione dei corpi di S.Sosio e di S.Severino, dal monastero benedettino napoletano soppresso alla parrocchiale principale del paese.  - Il monastero benedettino, dedicato fin dal medioevo ai due Santi, è oggi sede dell'Archivio di Stato; ed un tempo nella sua cripta si veneravano le spoglie dei due Santi, uniti nella comune devozione nel periodo delle invasioni saracene ma richiamanti con le loro storie vicende ed epoche diverse. Il giovane diacono di Miseno, Sosio, figura celebre del cristianesimo antico, fu martire alla Solfatara con il Vescovo beneventano Gennaro e con altri compagni delle chiese campane, circa nel 303-305. L'Abate precursore del monachesimo occidentale, Severino, fu invece fondatore di comunità monastiche ed apostolo delle genti barbare alle frontiere danubiane dell'impero romano, per circa un ventennio alla fine del V secolo.    - Vicende ed onori diversi si registrarono per i due Santi, nei secoli alto-medievali.    A Napoli, dove venne traslato il suo corpo dalla Pannonia, Severino ebbe dedicato il celebre cenobio dell' insula nel Castel dell'Ovo, faro di cultura e punto di equilibrio religioso e civile tra Bizantini e Romani, tra Oriente ed Occidente. Il timore delle incursioni saracene consigliò, poi, la Chiesa napoletana di conservare le spoglie dell'Abate nel monastero benedettino costruito tra le mura della città A Miseno San Sosio ebbe dedicata la Cattedrale, che fu distrutta dai Saraceni nel IX secolo. Giovanni, diacono del monastero napoletano, ne rinvennne le spoglie e fu suo agiografo principale nel X secolo, quando, dopo aver trasferito i resti del giovane martire nello stesso monastero benedettino, ebbe l'incarico dal Vescovo di Napoli di raccontarne anche la vita. Nel corso del tempo il monastero benedettino dedicato ai due Santi, che ebbe nello stemma il simbolo del bacolo pastorale dell'Abate e della palma del martirio del giovane diacono, divenne centro devozionale importantissimo nell'area meridionale (la visita alla tomba dei Santi consentiva di liberare le anime del Purgatorio) e controllò moltissimi beni e territori. Frattamaggiore, che ospitò una colonia di misenati scampati alle orde saracene, celebrò subito San Sosio come patrono principale, e a lui, a S.Giuliana e a S. Maria degli Angeli, dedicò la splendida basilica romano-gotica al centro della città. L'eversione feudale del periodo napoleonico portò alla soppressione del monastero napoletano. Ed i Frattesi, guidati dal concittadino Arcivescovo Michele Arcangelo Lupoli, sottrassero alla spoliazione delle chiese, in atto a quella epoca, i corpi di S.Sosio e di S.Severino e li trasportarono solennemente a Frattamaggiore il 31 Maggio del 1807. San Severino è anche un Santo che l'Austria celebra come Patrono principale. Per questa ragione, grazie alle relazioni stabilite, nella fraterna comunione, con le Autorità religiose e molti pellegrini e visitatori Austriaci, si moltiplicano i contatti con quella nazione.   -  Da qualche tempo si registra anche la riscoperta e la rivalorizzazione dei connotati storico-religiosi della commemorazione dei due Santi, che appartengono a pieno titolo anche alla tradizione del monachesimo benedettino, il quale per secoli ne ha sostenuto lo devozione ed che ancora oggi contribuisce ad onorare con l'arte, la musica sacra e la pubblicazione dei risultati della ricerca storica ed agiografica.

 

Padre Modestino:

In giro per la città natale, Frattamaggiore, nei luoghi che lo hanno visto presente in vita, dopo la sua morte e dopo l'avvio a Roma, alla fine del secolo scorso, del lungo processo di beatificazione, di Padre Modestino di Gesù e Maria era rimasto il ricordo popolare, la leggenda umile che si trasmetteva dal nonno al nipote nel racconto fantastico. Si narra, egli era apparso al vecchietto alle prese con un cero da accendere dinanzi all'edicola della Madonna, all'angolo della via del quartiere paesano. L'edicola era posta troppo in alto e il monaco francescano, nel quale il vecchietto riconobbe poi con meraviglia il Beato, si offrì egli di porgere l'omaggio all'effige; e si sollevò levitando fino a raggiungerne l'altezza. "Questo monaco è miracoloso" raccontava il nonno ad un amico mio, mostrandogli il quadretto del Beato compunto davanti al crocifisso al riflesso della teca della Madonna del Buon Consiglio e con l'indice tra le pagine del Salterio.  -  Oggi si cerca  di riscoprire il sito della casa natale, rifusa nell'antico reticolo paesano e che, in forza di un vecchio documento parrocchiale, si può individuare in un luogo della via sorta in epoca aragonese a ridosso della 'Chiazza 'o Vicario': Via dei Sambuci, o dei Samuci nelle prime menzioni, che attualmente corrisponde a Via Riscatto; una via ricca di storia, di leggende e di edicole votive.   -  Padre Modestino  è stato solennemente beatificato il 29 gennaio del 1995 in San Pietro.  - La bibliografia sul Beato ed il prodotto pubblicistico sono diventati abbondanti e qualificanti. 

 

CAIVANO

 

Santa Barbara:

Santa Barbara nacque a Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) nel 273 d.C. Nonostante il padre Dioscuro, la rinchiuse in una torre per impedirlo, Barbara divenne cristiana. Per questo motivo fu denunciata dal prefetto Martiniano durante la persecuzione di Massimiano (III-IV sec.) e imprigionata a Nicomedia.  Fu prima percossa con le verghe, quindi torturata col fuoco, subì quindi il taglio delle mammelle e altri tormenti.  Infine venne decapitata per mano del padre, che la tradizione vuole incenerito subito dopo da un fulmine. - Sempre la tradizione racconta che durante la tortura le verghe con la quale il padre la picchiava si trasformarono in piume di pavone, per cui la santa viene talvolta raffigurata con questo simbolo. È invocata come protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa e protettrice degli artificeri, artiglieri, minatori e carpentieri.  - La sua vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera la definì come ragazza barbara, cioè non romana. Era una denominazione di disprezzo. E' questo il nome a noi pervenuto da quello suo proprio.  - Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. Quest'ultimo gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina. Dioscoro fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze   - La manifestazione di fede di Barbara provocò l'ira di Dioscoro;  essa allora per sfuggire a quest'ultimo si nascose nel bosco dopo aver danneggiato gran parte degli dei pagani della sua villa. - Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana. - Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore. - Il giorno dopo aumentarono i tormenti mentre la Santa sopportava ogni prova col fuoco. - Il 4 dicembre letta la sentenza di morte Dioscoro prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla. - Insieme a Santa Barbara subì il martirio la sua amica Santa Giuliana.  - Il cielo si oscurò e un fulmine colpì Dioscoro.  - Il nobile Valenzano curò la sepoltura del corpo della Santa presso una fonte che diventò una meta di pellegrinaggio per l'acqua miracolosa.     - Tra il 955 ed il 969 i reatini organizzarono una spedizione a Scandriglia (provincia di Rieti) e dopo varie ricerche trovarono il corpo di Barbara. Che  fu nella Cattedrale di Rieti dove ancora oggi.

 

San Giorgio  (patrono di Pascarola)

Originario della Cappadocia, era tribumo militare in Palestina. - Convertitosi al cristianesimo, donò ai poveri tutti i suoi averi.  - Ricevette la profezia di tormenti che sarebbero durati sette anni. - Durante la persecuzione dioclezianea fu infatti arrestato e torturato più volte, superando prove inennarabili. - Subì quindi il martirio decapitato. - Sul luogo della sua tomba a Lydda (Palestina) sorse un santuario già nel IV secolo. - Il suo culto, quale patrono dei cavalieri, si sviluppò particolarmente al tempo delle crociate. - In questo periodo nacque la leggenda di San Giorgio uccisore del drago, dovuta probabilmente all'errata interpretazione di un'immagine.

 

FRATTAMINORE

 

San Sebastiano  (ex patrono di Frattaminore)

Martire di Roma sotto l'Imperatore Diocleziano,  fu fatto legare ad un palo in mezzo all'accampamento e saettare dai soldati, e successivamente   bastonato, finchè non rese lo spirito.  -  Le reliquie dal 1672 sono all'altare a lui intitolato nella basilica fuori le mura.   - Il corpo, venerato nella sottostante catacomba, il 13 ottobre 826 fu in parte donato a S. Medardo di Soisson, l'anno successivo i resti vennero traslati nell'Oratorio di S. Gregorio al Vaticano.  - La testa, riposta in un prezioso reliquiario, fu donata da Leone IV (847-855) alla chiesa dei SS. Quattro Coronati. - Nel 1632 l'insigne reliquia fu rinvenuta nella cripta dal cardinale titolare Giovanni Garzia Millini e il suo successore, cardinale Girolamo Vidoni, fece costruire un altare per custodirla; il reliquiario è ora conservato nel Museo Sacro Vaticano. Un frammento del capo è elencato nella lapide del 1123 a S. Crisogono. Un braccio, unitamente a quello di Fabiano papa, è a S. Maria in Aquiro.  - Nel 1218 dalla basilica vaticana il corpo fu riportato nella catacomba dell'Appia e riposto nell'antica cripta. 

 

San Maurizio (attuale patrono di Frattaminore)

San Maurizio,  nato a Tebe,   era capo della legione tebea che venne martirizzata durante la decima persecuzione.  - Questa legione era formata da 6666 soldati, di origine egiziana.   - La legione prestava servizio normalmente ai confini orientali dell'impero, ma dovendo Massimiliano contrastare gli attacchi dei Marcomanni, la fece trasferire in Gallia.  - Quando l’esercito giunse presso le Alpi, nella zona del Vallese, la legione ricevette un ordine imperiale al quale non volle obbedire, due sono le versioni, secondo una prima l'imperatore ordinò ai legionari di giurare fedeltà all'impero sull’altare delle divinità, la seconda invece racconta che alla legione fu chiesto di scovare i cristiani che si nascondevano nella zona.   - I soldati, che erano quasi tutti cristiani, si rifiutarono di obbedire e l’Imperatore diede ordine che fosse ucciso un soldato ogni dieci.  Né la prima né la seconda decimazione fece cambiare idea ai soldati. Allora Massimiliano ordinò lo sterminio, al quale sopravvissero pochissimi uomini, tra questi  S. Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia. Una leggenda dice che il sangue dei martiri fu raccolto e conservato in un vaso da San Martino. La località in cui avvenne il martirio  era presso Agaunum, l'odierna St. Maurice nel Vallese (Svizzera).

 

COMUNI VICINI

 

San Antimo (S. Antimo NA)

Secondo la tradizione si ha la seguente narrazione: il martirio  avvenne nel 303,  era stato incendiato il boschetto sacro a Silvano.  - Il Proconsole fece arrestare Antimo e in segno di riparazione voleva spingerlo a sacrificare agli dei.  - Al suo rifiuto inizarono le percosse e i supplizi. - Nonostante ciò Antimo resistette e quindi per ordine dello stesso proconsole fu gettato nel Tevere con una pietra legata al collo.    -   Un angelo, miracolosamente, lo liberò e lo sciolse dal sasso, facendolo uscire dalle acque del fiume sano e salvo. Antimo ritornò allora alla sua celletta, dove era solito ritirarsi a pregare. - Molti soldati, che assistettero al miracolo, si convertirono al cristianesimo. Antimo fu allora nuovamente accusato e nuovamente trascinato davanti al proconsole e fu crudelmente e lungamente torturato, ma ancora una volta non riuscirono ad indurlo a sacrificare agli dei, fu perciò decapitato. Alcuni uomini pii, che erano stati convertiti dal santo, presero il suo corpo e lo seppellirono presso la via Salaria, nel luogo dove Antimo era solito raccogliersi a pregare. - Sul luogo sorse in seguito una basilica, dove, per le preghiere e i meriti del martire, Dio concesse moltissime grazie ai devoti frequentatori. 

 

San Elpidio (S. Arpino CE)

Vissuto probabilmente nel IV secolo, ma le informazioni su di lui sono frammentarie e confuse. - Viene identificato con un eremita originario della Cappadocia e venuto in Italia dove sarebbe morto [Pietro Natalibus].  - Altre fonti lo identificano con un eremita, vissuto presso Gerico per molti anni in una spelonca [Palladio]. - Altri lo identificano con il diacono di San Basilio, detto "dell'Elpidio" ricordato nella vita di s. Carotone. - Il suo culto è  particolarmente vivo nel Piceno, dove diverse località portano il suo nome, l'ipotesi più probabile è trattasi di un secondo santo vissuto proprio in questa regione.  – Un altro Santo con questo nome e venerato nella provincia di Rieti,  il corpo di questo Santo, che era sepolto nella chiesa dell'attuale frazione di Sant'Elpidio, si dice concesso nel 969 dal vescovo di Rieti Alberico ai vescovi di Metz, Teodorico, e di Treviri, Erchemperto, giunti in Italia al seguito dell'imperatore Ottone I, in cerca di reliquie di Santi.  -  Il Martirologio Romano parla di questo Santo il 2 settembre: "Fuit praeterea alius Elpidius doctrina et egregiis operibus nobilis, qui temporibus Constantii Aug. functus est legatione in Oriente adversus Arianos, missus a Iulio Romano Pontefice ut patet ex eiusdem litteris quae extant apud Athanasium. Scribit Sigerbertus, sacras reliquias S. Elpidii, socii S. Eutychii episcopi, a regione Marsorum translatas esse in Gallias anno Domini 969. Hoc ipse in Chron, eo anno".

 

San Biagio (patrono di Cardito)

Vissuto nel IV secolo, era un medico di origine armena. - Divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli.   - Arrestato dal preside Agricolao durante la persecuzione ordinata da Licinio, fu imprigionato, lungamente picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi lacerate le carni.    - Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì il martirio decapitato insieme con due fanciulli e dopo l'uccisione di sette donne arrestate perché raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello stesso martire, durante il suo supplizio.  - E' stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola, perché durante la sua prigionia, guarì miracolosamente un ragazzo che aveva una lisca di pesce conficcata nella trachea.   E' Patrono di Maratea, città che ne conserva le reliquie. Secondo la tradizione, le reliquie di San Biagio unitamente a quelle di san Macario giunsero a Maratea nel 732, a bordo di una nave, proveniente da un porto orientale, che si arenò a causa di una tempesta.     Nel  1941 fu fatta una ricognizione ufficiale s quanto contenuto nell'urna: il torace, una parte del cranio, un osso di un braccio e un femore del santo armeno

 

Sant'Eufemia  (Carditello)

Morì martire a soli 15 anni  durante la persecuzione di Diocleziano. - Il culto della santa nasce dopo il Grande Concilio tenutosi nella basilica di Calcedonia (451-52) e da lì si estese gradualmente a tutta la cattolicità.  - Santa  Eufemia Eufemia protettrice dell'ortodossia, al miracolo.  - Il  culto della santa è databile tra il 380 e il 410 allorquando  il vescovo Asterio di Amasea  racconta  il martirio:   alla santa vennero strappati i denti e arsa sul rogo, ma alcne  l'iconografia ritraggono  Eufemia  con la ruota della tortura e con i leoni.

 

Ultimo aggiornamento: 01-06-04