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Mai più guerre preventive...

          

     

                    

          

Incendio in fabbrica.

Muoiono due operaie. Una era "bambina"

          

     

Giovanna Curcio non aveva ancora sedici anni.

A chi le chiedeva cosa faceva rispondeva studentessa. Ma nella realtà lavorava in un laboratorio tessile di Casalbuono in provincia di Salerno. Ieri Giovanna ha trovata la morte in quel laboratorio che ha preso fuoco poco dopo le 10,30.

Con lei ha perso la vita una donna di 49 anni che lavorava nella fabbrica da poco tempo. Ora sono in corso accertamenti per stabilire le cause dell’incendio e soprattutto per stabilire la regolarità della posizione lavorativa delle due vittime, soprattutto quella di Giovanna.
L’altra vittima è una quarantanovenne di Padula (Salerno), la città della Certosa, che dista pochi chilometri dal luogo del disastro: si chiamava Anna Maria Mercadante e solo da qualche mese lavorava nella ditta dove venivano confezionati materassi. Di lei gli abitanti della frazione Prato Comune, non più di mille anime, dicono un gran bene. «Era lei che cuciva i materassi - dice una signora tra le lacrime - fino a poco tempo fa gestiva una lavanderia».
«Erano da poco trascorse le 10,30 - dice una ragazza -
quando le fiamme si sono propagate all’interno della palazzina». «Era tutto materiale infiammabile - dice un vigile del fuoco - appena uscito da quell’inferno».
Per confezionare i materassi si usa per lo più materiale acrilico, altamente infiammabile. Il titolare della ditta, di cui non sono state fornite le generalità, dovrà dare molte spiegazioni agli inquirenti sia sulle cause che hanno determinato le fiamme, sia sui dispositivi di sicurezza, ma anche sulla posizione lavorativa delle due vittime e delle altre due giovani donne, che sono riuscite a mettersi in salvo.

   

Liberazione, giovedì 6 luglio 2006

                         

                                  

    

                                     

L'Europa.

In Belgio il governo vuole che tutti i documenti siano standard e in formato aperto

Il Belgio rifiuta Microsoft

           

Nel 2008, a partire dal mese di settembre, tutte le comunicazioni interne del governo belga useranno un formato standard per lo scambio di file; qualsiasi software, anche gratuito, potrà quindi leggere i documenti senza avere bisogno di Microsoft Office. Questa proposta, che verrà approvata venerdì 29 giugno dal consiglio dei ministri, apre le porte a una larga diffusione del software libero nelle pubbliche amministrazioni.

COSA VUOL DIRE ODF - Si chiama OpenDocument Format ed è, come dice il nome stesso, il formato basato su una tecnologia aperta e pubblicamente accessibile sia agli utenti, sia ai programmatori. Ancora più rilevante è il fatto che l'OpenDocument sia stato definito l'unico standard per tutti i documenti di ufficio, dai testi ai fogli di calcolo, dai diagrammi e grafica alle presentazioni.

ANTI-MICROSOFT - L'OpenDocument è una alternativa libera e gratuita ai formati proprietari di Microsoft Office che possono essere scambiati solo tra chi è in possesso della suite. La scelta dell'azienda è stata quella di non rendere Office compatibile con lo standard, ma di creare un nuovo formato proprietario simile all'Odf. La situazione resta quindi immutata in casa Microsoft, nonostante stiano avvenendo diverse migrazioni da Office a OpenOffice, la versione conforme e gratuita del software dedicato alla produttività d'ufficio.

IL PANORAMA FUTURO - La scelta di aderire a un formato aperto evita di essere vincolati a un singolo software senza avere certezza di poter accedere ai documenti nel lungo periodo. I programmi in grado di leggere e scrivere file in Odf saranno liberi e utilizzabili gratuitamente, permettendo così un notevole risparmio per le pubbliche amministrazioni; infine la compatibilità, garantita tra le diverse piattaforme, sarebbe totale. Considerati questi vantaggi, l'Unione Europea promuove l'uso dell'OpenDocument, nonostante non siano state ancora presentate delle normative; ma l'iniziativa del Belgio, la prima nel nostro continente, influenzerà le politiche governative, e già Francia e Danimarca stanno considerando l'ipotesi di seguirne l'esempio.

                          

Corriere della Sera, Marina Rossi

28 Giugno 2006

 

                               

                               

      

Referendum,

il trionfo del No salva la Costituzione.

          
   

Vincono i No, con il 61,7% (escluso il voto degli italiani all'estero), contro il 38,5% dei .

Affluenza al 53,6%: dopo dieci anni l'Italia torna al superamento del quorum. Elemento che è giusto sottolineare, un segno importante di partecipazione democratica.

Al Nord la percentuale più alta dei votanti, il 60,4%. Nell'Italia centrale è andato alle urne il 57% degli elettori, al Meridione ha votato il 42,6% degli elettori, il 44,3% nelle isole. E' l'Emilia Romagna la regione in cui si registra l'affluenza più alta, con il 64,3%, seguita dal Veneto, con il 62,2%.

         
 

Crispano, 27 Giugno 2006

         

                               

Auguri Italia per il tuo nuovo Presidente antifascista.

XI Presidente della Repubblica Italiana

Giorgio Napolitano

 

  

Biografia

La Resistenza e la militanza nel PCI

Nel 1942, a soli diciassette anni, fondava un gruppo antifascista e comunista che nel corso della Seconda guerra mondiale prenderà parte a numerose azioni nella resistenza contro i nazisti. Nel 1945 aderì al Partito Comunista Italiano, di cui fu segretario federale a Napoli e Caserta. Due anni dopo, nel 1947, si laureava in giurisprudenza all'Università di Napoli, con una tesi di economia politica.

Eletto deputato nel 1953 (e successivamente sempre rieletto, nella circoscrizione di Napoli), divenne responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI, di cui era diventato membro a partire dall'VIII congresso (1956). In quell'anno, tra l'ottobre e il novembre, si consumò da parte dell'URSS la repressione dei moti operai ungheresi, che la dirigenza del PCI condannò come controrivoluzionari. Napolitano, nella sua autobiografia politica "Dal Pci al socialismo europeo", parla del suo "grave tormento autocritico" riguardo a quella posizione, nata dalla concezione del ruolo del Partito comunista come "inseparabile dalle sorti del 'campo socialista' guidato dall'Urss", contrapposto al fronte 'imperialista'.

L'Unità arrivò persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori". In quel periodo, non tutti nel comunismo europeo condivisero quella scelta, tanto che la Cgil (come fece in Francia un gruppo di intellettuali) consumò uno strappo notevole, affermando che quella di Ungheria era da considerare una legittima rivoluzione, e che nel comunismo si dovevano aprire le prospettive di una apertura democratica. Questa contraddizione interna diventava ancora più evidente dal momento che il VIII Congresso del Pci si era svolto all'insegna della "via italiana al socialismo" come via democratica e nazionale, con il principale apporto di Giorgio Amendola, di cui Napolitano si considerò sempre un allievo.

     

Gli incarichi nel partito

Tra il 1960 e il 1962 è responsabile della sezione lavoro di massa; successivamente, dal 1963 al 1966, è segretario della federazione comunista di Napoli. Dopo essere entrato, a partire dal X Congresso, nella direzione nazionale del partito, dal 1966 al 1969 diventa coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico del Pci.

Tra il 1969 e il 1975, si occupa principalmente dei problemi della vita culturale del paese, come responsabile della politica culturale del PCI. Il suo libro 'Intervista sul PCI' con Eric Hobsbawm (Laterza 1975) ebbe un grande successo, con traduzioni in oltre 10 paesi.

Nel periodo della solidarieta' nazionale (1976-79) fu portavoce del PCI nei rapporti con il governo Andreotti, sui temi dell'economia e del sindacato. Negli anni '70 svolse una grande attivita' all'estero, tenendo conferenze negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna, in Germania e (cosa all'epoca assai straordinaria per un politico italiano) nelle Universita' degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington).

Dal 1976 al 1979 fu responsabile della politica economica del partito, mentre dal 1986 ne diresse la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali.

Alla morte di Berlinguer, Napolitano sfiorò la segreteria del Pci.

      

La transizione verso la socialdemocrazia europea

Esponente della corrente moderata e socialdemocratica (capo cioè dei cosiddetti miglioristi), nel luglio del 1989 fu Ministro degli Esteri nel governo-ombra del PCI, da cui si dimise all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiarò favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra.

Più volte capogruppo alla Camera dei Deputati del PCI, dal 1989 al 1992 è stato parlamentare europeo.

  

Da Montecitorio al Quirinale

Nel 1992 venne eletto Presidente della Camera dei Deputati sostituendo Oscar Luigi Scalfaro che era stato eletto Presidente della Repubblica Italiana.

In quegli anni all'interno del PCI prevale, in politica estera, la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarietà agli USA e alla NATO.

Successivamente, Romano Prodi lo sceglierà come Ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. In questa veste propone quella che diverrà nel luglio 1998 la Legge Turco-Napolitano, che istituisce i Centri di permanenza temporanea (CPT) per gli immigrati clandestini.

Dopo la caduta dell'esecutivo guidato da Prodi, fu europarlamentare dal 1999 al 2004 tra le fila dei Democratici di Sinistra, e ricoprì in quella sede la carica di Presidente della Commissione Affari Costituzionali (AFCO), una delle più influenti del Parlamento Europeo.

Il 23 settembre 2005 è stato nominato, contemporaneamente a Sergio Pininfarina, senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il 10 maggio 2006 è stato eletto undicesimo Presidente della Repubblica Italiana alla quarta votazione con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto. È il primo ex-comunista a salire al Colle nella storia della Repubblica.

 

          

11 Maggio 2006 

                                 

                     

 

Crispano

Il 25 Aprile 2006

                 

Alcune foto

                  

               

O' Partigiano...

Presidente della Camera dei Deputati

    

"Dedico questa elezione alle operaie e agli operai". Così Fausto Bertinotti appena eletto presidente della Camera dei deputati.

"Vorrei prevalessero confronto e dialogo", sono state le prime parole del neopresidente, che ha anche richiamato il 25 aprile citando Piero Calamandrei e ha ricordato l'avversione "alla guerra e al terrorismo" contenuta nella Costituzione, mentre tutti i deputati si sono alzati in piedi con un lungo applauso quando ha invitato a "piangere tutti insieme i soldati italiani uccisi a Nassiriya".
Il "primo compito di questo Parlamento è lavorare alla valorizzazione del Paese" ha detto Bertinotti, è "una necessità storica", e l'assemblea può e deve "concorrere alla rinascita e allo sviluppo delle forze democratiche". Nel discorso di insediamento, il neopresidente della Camera ha sottolineato "il rischio di una separazione tra il Paese reale e le istituzioni", che potrebbe portare all'emarginazione delle fasce più deboli della società.
"Io sono un uomo di parte - ha aggiunto - non temo il
conflitto, la politica chiede scelte, opposizioni e contrapposizioni". Ma, ha chiarito, "vorrei fosse bandito da quest'aula il rischio di scivolare nella coppia politica amico-nemico. Mi rivolgo a voi direttamente
- ha proseguito - per sottolineare con un piccolissimo gesto il senso di apertura, di confronto e dialogo che vorrei prevalesse in questo Parlamento". Bertinotti ha precisato di rivolgersi anche a chi "comprensibilmente mi ha negato il suo voto": "Riconosco la pari dignità politica di ognuno in questa aula, del governo, dell'opposizione, maggioranza e della minoranza. Vorrei che ognuno di voi potesse contare sul rispetto di questo principio".
Per il neopresidente della Camera, la strada da seguire è chiara: la Costituzione: "Vorrei che facessimo tutti, tutti insieme un pellegrinaggio, il pellegrinaggio che Calamandrei indicava ai giovani". E lo cita: "Il pellegrinaggio dove è nata la Costituzione, dove caddero i partigiani, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà. Lì è nata la nostra Costituzione, la nostra irriducibile scelta di pace, lì c'è l'origine delle nostre radici".
Scatta un lungo applauso nell'aula di Montecitorio e Bertinotti conclude: "Vorrei che questo fosse il viatico per i lavori di quest'assemblea in cui ognuno si riconosca". Su questa stessa linea, poco prima aveva indicato Marzabotto come il luogo dove "idealmente vorrei si tenesse quest'assemblea, in quella collina anegata nel verde in cui si ricorda l'orrore". Quelli, insiste, sono i luoghi dove "c'è l'origine della nostra Repubblica, e dove dobbiamo trovare le radici e la forza per progettare il futuro dell'Italia, dell'Europa e del mondo.
Il presidente parla anche della scuola, sulla quale "dobbiamo contare come parte fondamentale per la costruzione della convivenza", ricorda "il lavoro prezioso degli insegnanti che sono un patrimonio per il paese" e cita l'esempio "di una grande coscienza civile e riformatrice del paese: don Lorenzo Milani".
     

( La Repubblica, 29 aprile 2006 )

           

       

  

I Seggi a Rifondazione:

Camera    41

Senato     27

 

    

Crispano Resisti, 

il 9-10 Aprile è vicino!

 

 

Cari cittadini,

non c’é più speranza?

Non è un atteggiamento negativo interiore,

ma nell’interrogazione c’è provocazione.

Sembra, ancora una volta, finita quella speranza che noi Comunisti avevamo riposto nel governo Istituzionale, certi della tutela nelle Istituzioni degli interessi del popolo tutto.

Ed invece, cosa è successo?

Siamo stati proiettati nella direzione di un periodo buio, ombra di un degrado sociale e culturale.

Di chi è la colpa?

I fascisti ed il centro destra direbbero del comunista-diessino Esposito e della sua giunta,

noi diciamo della Destra e del suo odio.

La sofferenza e la precarietà figlia degli operai e la mancanza di progettualità madre degli artigiani  e dei commercianti di questo paese è nulla rispetto all’odio per l’avversario politico.

Solo voi Cittadini potrete il 9-10 Aprile dire se state meglio oggi o quando governava, con tutti i suoi limiti, il nostro Sindaco Carlo Esposito, quello democraticamente eletto.

Il parere è comune, ovviamente!

Allora, paghiamo le nostre tasse per dare sostegno a chi vuole fare della Casa Comunale un terreno di rivincite personali e carriere astratte?

La Destra locale, con la complicità di alcune individualità, sia politiche che istituzionali, è stata capace di distruggere un progetto di vita, il futuro e l’identità di un Paese.

Questo, forse, solo per un pugno di voti!

Stiamo, semplicemente, assistendo alla lite di due genitori che, involontariamente, distruggono il futuro dei propri figli con le loro azioni di odio reciproco.

Solo così si spiegano alcune gesta folli: distruggendo ogni speranza di crescita sociale, politica, economica e culturale per il nostro paese, la Commissione Straordinaria ha revocato con due sole delibere tutto il lavoro svolto negli ultimi cinque anni per il decollo della zona industriale.

Si ammazza la gente, il futuro di un popolo e poi si dice di una certa “Camorra”.

A voi popolo di Crispano chiediamo: Quali sono le priorità di un paese che nutre il senso della collettività?

Questo paese con i suoi operai, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori aspetta dal 1978 quella che ora, certamente, è  divenuta l’isola che non c’è.

Allora, quali sono i veri motivi? Chi sono i veri mandanti?

Se ci sono delle responsabilità amministrative di alcuni singoli, perché non perseguirle senza distruggere lo sviluppo politico-economico di un paese?

La zona industriale è l’unica nostra speranza per un futuro migliore: con essa si va oltre lo scioglimento, senza di essa si creano le premesse per un nuovo scioglimento.

Cara Istituzione Comunale così, sicuramente, state favorendo gli speculatori…

quelli che… questo bramano, quelli che… lucrano sulla burocrazia e si arricchiscono sulle disgrazie degli ultimi sulla terra.

Cosa occorre fare per non lasciare istituzionalizzare nel popolo di Crispano l’idea che hanno fatto bene tutti quelli che, operai o imprenditori, sono andati via da questo paese?

Resistete, la Liberazione è vicina!

Al 9-10 Aprile l’ardua sentenza.

 

Crispano, 25 Marzo 2006

Cennamo Biagio

         

   

    

Osservatorio Italiano sull’Azione

Globale contro l’AIDS

  

    

         

                   

La Rivoluzione è vicina!

Hasta la victoria siempre!

           

    

       

L'Islam è Donna.

                                           

   

   

                

             

            

www.opartigiano.it

                  

Crispano, Il 25 Aprile 2006

                                            

Quello del 25 e 26 Giugno 2006...

Non è un Referendum come gli altri

                  

           

                         

Il 25 e 26 giugno 2006 il Popolo Italiano sarà chiamato alle urne per lo svolgimento del Referendum costituzionale. In ogni società, la scelta sulla Costituzione è una scelta politica suprema nella quale si mette in gioco il destino e l’identità stessa di un popolo organizzato in comunità politica. Il referendum che si svolgerà nel giugno del 2006 è un referendum Istituzionale, paragonabile soltanto a quello del 2 giugno 1946 nel quale il popolo fu chiamato a scegliere fra Monarchia e Repubblica. La controriforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza di centro-destra nel novembre del 2005, non riscrive soltanto l’intera II parte, ma pregiudica l’impianto della Costituzione italiana nel suo complesso. La “devolution” è soltanto un aspetto. La riforma cambia completamente la forma di governo e mette in discussione anche i diritti fondamentali dei cittadini.... [ continua ]

                  

                 

                                                      

Dalla rete nella rete:

Pillole dal BLOG di  www.diamocideltu.net

              

E' nato.

           

Le ultime parole famose...

          

(ANSA) -ROMA, 19 APR 2006- Lo staff di Bertinotti respinge l'ipotesi di una contrattazione tra la presidenza della Camera per il segretario del Prc e dei ministeri. ''Chi pensa che per Rifondazione la presidenza della Camera possa avere compensazioni con piu' ministeri non conosce la politica attuata dal Prc". Via del Policlinico ribadisce che "non puo' esserci una contrattazione tra una carica istituzionale e dei ministeri perche' la presidenza della Camera non puo' essere oggetto di nessuna trattativa".

               

                               

                   

Le osservazioni...

            

Il governo è nato. Peggio di così non poteva essere. Prodi e la sua area ulivista hanno 4 ministeri, i DS 9 e la margherita 7 RIFONDAZIONE COMUNISTA con il 7,5% ne ha 1. Ma guardiamo di cosa si tratta: ministero della solidarietà sociale (bella parola). In realtà è un ministero vuoto perchè svuotato non solo della delega al lavoro e alla previdenza sociale ma anche della delega alle politiche familiari...praticamente non vale nulla. I dati che ho esposto sono incontrovertibili e stanno a significare la precisa volontà di emarginare l'unica forza di sinistra della coalizione e di non applicare il programma concordato. Che delusione!!!!!

Non so voi, ma come iscritto ed elettore di Rifondazione sono oltremodo indignato! Certo, immaginavo che l'elezione di Bertinotti alla Presidenza della Camera ci sarebbe costata qualcosa in termini di presenza nel governo, ma questa è una vera e propria presa per i fondelli. Altro che "guardiani del programma"...

                                        

     

                  

        

...dimenticavo di aggiungere... per pura curiosità...  Giuseppe Fioroni e Livia Turco sono... il primo laureato in medicina e chirurgia... e la seconda in lettere e filosofia...

Quindi il medico nelle scuole (Ministero Istruzione).. e la filosofa negli ospedali (Ministero Salute).... Acuto!

Come dire... a ciascuno il suo!!

                              

www.diamocideltu.net

                                      

                        

     

                                    

                                       

Le Politiche del 2006 a Crispano

  

 

               

Crispano, è finalmente il 10 Aprile 2006.

Sono le ore 3.00 pm, inizia lo spoglio.

I politici locali accorrono,

corrono su e giù per i corridoi, sono in fibrillazione.

Con i visi pallidi aspettano.

Sopraggiungeranno, dopo mesi di lavoro, conferme o revoche?

Arrivano, finalmente, le prime schede e sono per Forza Italia, poi le altre, e sono ancora per Lui, il Cavaliere. Quindi, poche ore, ed ecco la conferma: è ancora il primo partito, anche se con meno voti del 2001.

La politica locale è sconvolta. Sui seggi si discute animatamente.

E’ un voto mediatico o di protesta locale?

Il centro-sinistra ed il centro-destra che con tenacia operano nel locale reggono solo, il plebiscito è solo per Forza Italia: l’unico partito che a Crispano non ha né un rappresentante, né una sede politica e né un minimo di visibilità!!

La politica locale perde la sua efficacia comunicativa e formativa: il piccolo paese è soffocato, attorcigliato dalla lunga coperta degli eventi televisivi.

A questo risultato segue tanta meraviglia e delusione.

Mentre Noi cercavamo di osservare che il “mondo” non è Crispano ed i suoi politici locali, che la gente è assente e distante dalla politica e della sua militanza, il Circo-lo di Alleanza Nazionale e dell’UDC, dopo che per anni hanno offuscato ed ignorato completamente Forza Italia, esponeva, degenerando verso il provincialismo e l’immaturità politica più depressa, una grande bandiera ed un cartellone con su scritto “Forza Italia 1° partito” .

Volevamo ridere, ma la tristezza ha preso il sopravvento e ci siamo chiesti:

sono cerimoniosi,  tifosi o faziosi?

Sono anni che, in silenzio, mirano ai voti di Forza Italia con la loro politica locale: mai un manifesto anche con il simbolo di Forza Italia né un solo volantino insieme al simbolo di Forza Italia.

Ora, al contrario, improvvisamente, al momento dell’analisi dell’accaduto, nel momento della sconfitta locale e nazionale, ecco la differenza tra il Noi e Loro: una bandiera di Forza Italia che sventola nelle loro mani, nonostante tutto.

Credeteci, siamo affranti, esausti di vivere in un paese in cui tifosi, faziosi e cerimoniosi, fanno politica e si propongo anche per governare le sorti del nostro paese.

Affranti poiché senza un avversario politico serio e capace non c’è speranza: in democrazia le diversità si confrontano per migliorare e completare le individualità.

Cari elettori tutti,

c’è grande voglia di ringraziarvi per i vostri voti ma anche di chiedervi: ma Voi che fate per questo paese? Che intendete fare per il futuro dei Vostri figli? Come fate a non amare la terra che calpestate?

Questa terra che... 

“Nei colori di una terra,

che da sempre fu materna.
Ripudiata per dolore,
torna ora con ardore,
da chi l'ama senza rancore.”

 

 

Nunzio Cennamo

Crispano, 19 Aprile 2006

  

      

      

 

  

Risultati Politiche 2006

CRISPANO

     

NEL LOCALE  TIENE LA DESTRA.. 

...E LA SINISTRA.

             

SFONDA

FORZA ITALIA!!

 

L'UNICO PARTITO CHE...

NON E' PRESENTE SUL TERRITORIO!

           

I RISULTATI

            

Camera   

Senato

             

    

        

9 - 10 Aprile 2006...

La  Liberazione.

                 

      

     

    

 

   

     

Presentazione del Libro

"Oratorio per Lidice"

di Rino Malinconico

 

Coordina:

Arnaldo Maurino

   

Intervengono:

Edoardo Sanguineti

Peppe De Cristofaro 

           

Reciteranno brani tratti dal libro:

Gabriele Gesso e Alessandra Mirra

    

Esibizione musicale:

Naila

        

Partecipa:

Rino Malinconico

   

Venerdì 31 Marzo 2006 ore 18,30 

         

Salone delle "Virtù"

Federazione di Napoli PRC

Via Pasquale Scura, 72

   

         

 

Giulio se n'è andato.

 

RICORDANDO UN UOMO GIUSTO E LEALE

Giulio Salierno

 

Quale è stato il punto di partenza del lungo percorso di vita di Giulio Salierno è ormai cosa nota. Quel che ci interessa oggi è invece sottolineare il fatto che Giulio aveva via via maturato una ragionata e profonda consapevolezza della necessità di battersi sempre e dovunque per una società senza classi e senza galere.

        

       Egli aveva una chiara coscienza di classe ed era quindi un Comunista. Ma era un Comunista che possedeva il dono di una passione d'altri tempi, un uomo che si impegnava con umiltà e determinazione nel suo lavoro, all'università e nel campo della ricerca scientifica, avendo sempre come riferimento principale la classe a cui sentiva di appartenere ed in particolare gli emarginati e i detenuti.

      Qualcuno ieri ha provato a tesserarlo post mortem con Rifondazione, ma ciò non è la verità. Sotto il profilo storico, ad esempio, egli sorrideva ironicamente dell’ideologismo d’accatto che sempre accompagna le strampalate teorie della non violenza, sottolineando invece che purtroppo la violenza è insita nei rapporti sociali dominanti e che negarne la funzione levatrice nei processi di emancipazione delle classi subalterne serve soltanto per ingannare gli sfruttati. Così come, sul piano della contingenza politica, tutti i suoi ultimi articoli giornalistici cercavano di impedire che anche a sinistra venisse sottovalutata la drammatica realtà delle carceri italiane e la necessità di reali e generalizzati provvedimenti di indulto e di amnistia, sacrificandoli magari sui tavoli di contrattazione interni all’Unione e mascherando tale svendita dietro fumosi auspici per una ( impossibile) sollecita approvazione di un nuovo Codice Penale.

  

Da oltre un anno Giulio collaborava con la Papillon , che è la più grande e combattiva associazione di detenuti esistente in Italia, ed era diventato il nostro più importante socio onorario.

   
          Insieme abbiamo progettato e realizzato iniziative culturali e percorsi di lotta contro la violenza e la stupidità dell'istituzione carceraria, cercando sempre di coinvolgere quante più situazioni sociali fosse possibile, ed in particolare quelle realtà di lotta dei lavoratori, dei precari, dei senza tetto, degli emarginati e degli studenti che sono ormai le vittime designate di quello stravolgimento quotidiano di tutte le forme del Diritto che è tipico delle fasi in cui si fanno strada il clima e la cultura della guerra.

         A lui, che con i suoi lavori ha contribuito in modo eccezionale alla creazione di un ponte tra la realtà delle galere e la società esterna,  dedicheremo la Biblioteca e il Centro di iniziativa socio/culturale che stiamo creando a Ponte di Nona, un quartiere dell’estrema periferia romana.

                Ci auguriamo che nei prossimi mesi sia invece possibile dedicargli anche quel Centro Sociale Pilota Polivalente che Giulio aveva progettato e che aveva voluto lanciare insieme alla Papillon, raccogliendo su di esso il sostegno di autorevolissimi esponenti della Cultura, della politica e del giornalismo (Cerami, Albertazzi, Zincone, Franca Rame, e tanti altri).

        Insieme avevamo individuato i locali dove costruirlo, a poche centinaia di metri dal carcere di Rebibbia, e proprio un anno fa, davanti alla platea strapiena del teatro Vittoria di Roma, lui e Don Luigi Ciotti avevano “ammonito” alcuni Assessori ed ex Assessori capitolini a non mortificare un progetto così semplice, bello ed utile, sia per i detenuti e gli ex detenuti che per tutti i Cittadini di Roma.

         Quel progetto prevedeva anche la creazione di un centro di documentazione multimediale che  raccogliesse tutti i più importanti lavori prodotti internazionalmente nel carcere e sul carcere, ed è questa la parte del progetto che per prima vorremmo realizzare, anche a costo di essere costretti a violare la Legge o ad occupare le sedi di quelle istituzioni che avevano preso pubblicamente degli impegni su quel progetto.

   

       Infine, a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo vorremmo soltanto dire che Giulio era una persona semplice e bella, una di quelle figure che sapeva unire intelligenza e passione in ogni cosa che faceva. Noi detenuti della Papillon continueremo a volergli bene e a ricordarlo nelle cose che tentiamo di fare ogni giorno, dentro e fuori dalle galere. A tutti chiediamo di ricordarlo anzitutto come un uomo che sapeva lottare anche con il sorriso per una società senza classi e senza galere.
  


Marzo, 2006                              

            

                         

Associazione Culturale Papillon-Rebibbia onlus

Sede legale, Piazza S.M. Consolatrice 13, - 00159 Roma

Sede di Lavoro, via Raoul Chiodelli 103/105  Roma

Tel. 06. 224406    Cell. 3343640722 - 3280213759

Sito web:    www.papillonrebibbia.org

             

 

                                    

                                     

 

A.N.S.I.

C.C. di Crispano

 

Strada Provinciale Crispano-Frattamaggiore

CRISPANO ( NA )

Tel & Fax 081 8346605

e-mail: crispano@ansi.it

sito web: www.ansi.it

          

        

Invito

              

Viaggio nella Memoria

               

           

                             

Presentazione del Libro di Rino Malinconico

Oratorio per Lidice

 

                       

                                

Presentano l'Autore

Nicola Pascale (Presidente Nazionale dell'ANSI) 

Claudio Mola (Docente di Matematica) 

Vincenzo Sarracino (Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale -Seconda Università di Napoli-)

Letture 

Eduardo Roccatagliata e Claudio Casaburi

     

Coordina

Nunzio Cennamo

                                            

Filmati, Suoni e Mostre sul tema

                                              

– Sala Consiliare – Via Pizzo delle Canne     Crispano

Giovedì 16 Febbraio 2006  Ore 18,00

                     

 

                             

                              

Il Confronto delle idee...

è il futuro del paese

     

                

La Comunità Europea, Ente formatrice e distributrice di risorse Educative e Produttive dal 2000 al 2006, con l’Istituzione dei PON, ha letteralmente rivoluzionato la Cultura del governare e dell’operare in Italia. La Cultura dei Progetti è ormai così innervata nell’agire e nel programmare di quasi tutti i governi, sia nazionali che locali, che quasi sembra inimmaginabile un’altra strategia o meglio un altro metodo.

La progettazione del Nuovo, anche a Crispano non può nascere, ovviamente, nell’ambito del vecchio Centro-Destra, una coalizione che già ci ha mal governato, come tutti (o quasi) ben ricordano. Né può nascere nell’ambito del Centro-Sinistra così come è stato, senza cioè modifiche profonde del suo modo di pensare e di agire. Il punto è che occorre cambiare la politica, nel senso che occorre mettere al centro la partecipazione, la trasparenza, la centralità dei diritti di cittadinanza per tutte e tutti. E per prima cosa, occorre individuare con esattezza dove sta il “problema”, dove si annidano limiti e insufficienze; ovvero come in tutti i progetti occorre iniziare dalla fase di Analisi.

Alla luce di questa prospettiva, provate ad immaginare che tra la vecchia Maggioranza di Centro-Sinistra e la Commissione Straordinaria ci sia, da subito, una sorta di confronto sui metodi e le metodologie da applicare per indurre nel sistema dei dipendenti pubblici un insieme di regole (un protocollo) utili ed indispensabili nell’agire quotidiano. Allora, in questo confronto, o sfida, l’uno potrebbe dimostrare all’altro come o dove si è sbagliato o anche se non si è sbagliato affatto.

Come in una sorta di laboratorio si potrebbe realizzare un nuovo esperimento rivolto all’educazione per una "nuova alternativa democratica". In altre parole, la pratica concreta che vige nella macchina comunale potrebbe essere monitorata, sottoposta ad analisi e fornire la base per proposte ed interventi di “avanzamento”. Quindi, il dato empirico potrebbe essere monitorato e poi incluso in un anello di controreazione capace di partire dal primo, per inferire poi ipotesi decisionali, prima di produrne un secondo e così via.

Esplicito con un esempio. Il climatizzatore di casa vostra misura la temperatura nella stanza, la compara con quella desiderata e poi “decide” di pompare area fredda o calda in funzione della necessità operativa. Poi il tutto si ripete, con continuità, fino al raggiungimento dell’obiettivo.

La Casa comunale è la casa di tutti i cittadini. A questo enunciato occorre far corrispondere una tensione reale a renderlo vivo e concreto.

Comprendetemi, ma non riesco ad immaginare che questo nuovo governo commissariale del paese non sappia raccogliere gli elementi positivi già presenti nella precedente maggioranza Esposito, e li moltiplichi in direzione di una effettiva certezza del diritto e dell’attuazione dei valori Costituzionali, quelli nati dalla Resistenza, quelli antifascisti.

E a tal proposito suggerirei a tutto il Centro-Sinistra crispanese di chiedere alla Commissione Straordinaria un evento non straordinario: la consegna di una copia della Costituzione Italiana a tutte le famiglie di Crispano.

Al Centro-Destra, invece, che ha governato e poi è stato governato ricordo la definizione di Democrazia di Aristotele:

“Il presupposto della costituzione democratica è la libertà, tanto che si dice che solo con questa costituzione è possibile godere della libertà, che si afferma essere il fine di ogni democrazia. Una delle caratteristiche della libertà è che le stesse persone in parte siano comandate e in parte comandino.  [...] Questi dunque sono i caratteri comuni a tutte le democrazie, e da quella che unanimemente si concorda essere la giustizia secondo i canoni democratici (cioè che tutti abbiano lo stesso secondo il numero) deriva quella che più di ogni altra sembra essere democrazia e governo di popolo. L’uguaglianza consiste nel fatto che non comandino più i poveri dei ricchi, che non siano sovrani i primi soltanto, ma tutti secondo rapporti numerici di uguaglianza. E questo sarebbe l’unico modo per ritenere realizzate l’uguaglianza e la libertà nella costituzione.”

                 

Nunzio Cennamo,

Crispano 12 Febbraio 2006

                            

                   

Un altro mondo...

 è possibile!

La Felicità.

La Felicità è Musica?

                      

La musica non è l'Eterno,

ma è molto di più di questo giorno che sta passando;
la musica non è neppure l'Infinito,

ma è molto di più di questo spazio in cui sto vivendo.
Grazie a te che hai scelto di portare la mia musica nel tuo spazio e nel tuo tempo,

chiunque tu sia.

                 

Franco Simone

   

                                                            

   

 

I Compagni di Aversa...

..sono in movimento!

      

     

                   

Come destreggiarsi tra due modi diversi di comandare

di Francesco Alberoni

 

   Vi sono delle persone che, in qualsiasi ambiente sociale vengano messe, dopo un certo periodo di tempo diventano dei capi. Ma possono farlo in modo totalmente, radicalmente opposto. Le persone del primo tipo si impongono, senza nemmeno che gli altri se ne accorgano, perché sanno risolvere problemi che appaiono insolubili, vedono possibilità dove sembra non ci sia nulla da fare, inventano soluzioni a cui nessuno ha mai pensato, indicano una meta vincente. Inoltre, sanno parlare, sanno trattare con la gente, sanno convincerla, motivarla, elogiarla e rimproverarla in modo equo.

E, nei momenti di pericolo, non scappano, affrontano il nemico e le difficoltà senza paura. Guai al generale che si mostra incerto e dubbioso. Per questi motivi la gente si rivolge a loro, li ascolta, li segue. Questo tipo di capi naturali puoi metterli in mezzo a un deserto, da soli, e dopo poco avranno raccolto attorno a sé una banda, organizzato un villaggio, una scuola, un'impresa turistica, ma qualcosa avranno fatto. Non è detto poi che conservino a lungo il loro potere. Alcuni si battono per farlo. Altri, pensiamo a Garibaldi, finita l'impresa, lasciano. Il secondo tipo di persone che diventano sempre dei capi sono esattamente l'opposto delle prime. Mentre queste sanno creare dal nulla le cose, costoro invece hanno bisogno che esista una struttura, un'impresa, un ente, una fondazione, una qualsiasi entità in cui ci siano delle cariche da occupare.

E allora a poco a poco danno la scalata, con alleanze, intrighi e tradimenti, aiutando uno ad arrivare in un certo posto, facendo un favore a un secondo, ricattando un terzo, diffamando o minacciando chi giudicano pericoloso, corrompendo gli altri, finché non riescono ad avere la nomina desiderata. Allora eliminano immediatamente tutte le persone autonome, capaci di pensiero indipendente e si circondano di complici. Non gliene importa nulla di come funziona ciò che governano, gli interessa solo tenere stretto, non mollare il potere conquistato. Naturalmente le persone di questo tipo si trovano più facilmente nel settore pubblico o para-pubblico, perché nelle imprese private presto o tardi devono rendere conto dei risultati. Naturalmente fra questi due casi estremi vi sono tutti i casi intermedi. Però è bene ricordare i tipi puri perché, quando incontrate una persona ad un posto di comando, domandatevi sempre se si avvicina più al primo tipo o più al secondo. È utilissimo saperlo.

            

06 Febbraio 2006

      

www.corriere.it/alberoni

 

               

                      

      

    

Io non sono un moderato

    

       

Se cercate un moderato state attenti a votare per me,
perche' con me si rischia!
Ma veramente volete un sindaco moderato?
Il moderato e' forte con i deboli e debole con i forti.
Il moderato finge di risolvere i problemi senza affrontarli!
Il moderato chiude un occhio sulle speculazioni edilizie.
Il moderato caccia gli inquilini delle case in centro
E poi le rivende ai magnati della speculazione.
Il moderato trasforma in ghetto la periferia.
Il moderato accetta una scuola per ricchi e una per i poveri.
Il moderato lascia intristire la citta', e applaude ai grattacieli, dove non si vedono
Bambini che giocano e gente che pedala in bicicletta.
Il moderato teme di dispiacere ai cittadini che contano
E non concede la parola a quelli che non hanno voce.
Il moderato non cambiera' mai nulla.
Il moderato non risolvera' il problema dell'inquinamento
di Milano, non salvera' i polmoni da settantenni dei bambini di 5 anni.
Il moderato non vi liberera' dal traffico, dal milione
di automobili spernacchianti che hanno trasformato la citta' in una camera a gas.
Oggi sembra che non essere moderati sia un difetto o un delitto;
oppure che sia un privilegio dei giovani.
Ma ci vogliono tanti anni... per diventare veramente giovani!
Milano, se la mia musica e' troppo forte, allora vuol dire
che stai diventando troppo vecchia.
Nessun moderato ha mai fatto la storia,
e nessun moderato ha mai preso un Nobel.
Io non sono un moderato!
Saro' un sindaco che rischia.
Perche' credo che il rischio del cambiamento sia l'unica risposta
corretta per chi investe il suo voto in un progetto per Milano.
Se scegliete di votare per me, rischiate molto...
Rischiate persino di trovarvi finalmente a vivere in una citta' migliore!!

 

Dario Fo

 Primarie dell'Unione a Milano,

 29 Gennaio 2006

                      

 

      

  

Partito della Rifondazione Comunista

Circolo "Nunzio Cennamo"

Via Provinciale

Crispano (NA)